Salute orale: meglio prima e bene!

Salute orale: meglio prima… e bene!

I nuovi piani odontoiatrici crescono con le buone azioni di prevenzione e puntano alla sostenibilità di lungo periodo.

Damiana Mastantuono

Premessa

La spesa odontoiatrica pesa molto sul complesso della spesa out of pocket, essendo quasi totalmente esclusa dai Lea e sono sempre di più i cittadini che rinunciano alle cure soprattutto quelle odontoiatriche.

Secondo le stime del Centro Studi ANDI, nel 2023 la spesa odontoiatrica degli italiani si aggira intorno agli 8 miliardi di euro; quindi, circa la metà di quanto gli italiani hanno speso in cure, farmaci e diagnostica.

La sanità integrativa, con il solo comparto dei Fondi iscritti all’anagrafe (e quindi senza tener conto delle mutue e altre Casse non iscritte; delle polizze assicurative e dei rimborsi da welfare aziendale) intermedia circa 1 miliardo di spesa odontoiatrica (mentre resta a carico dei cittadini una parte pari a circa 8 miliardi1). Questo dato è relativo all’anno 2019 e deve essere sicuramente rivalutato anche alla luce della grande crescita dei fondi sanitari e delle richieste di prestazioni, soprattutto odontoiatriche, registrate nel post-Covid

Nell’attuale contesto la spesa odontoiatrica fatica ad essere gestita e pone con evidenza anche alle Compagnie il tema della sostenibilità. La maggior parte delle coperture odontoiatriche dei Fondi negoziali sono affidate a gestioni assicurative e spesate con contributi omnicomprensivi che vanno a finanziare parte o tutto il piano sanitario.

Inoltre, sono ancora molti i Fondi che assicurano un massimale di rimborso per spese mediche con un cd. capitolato aperto (cioè rimborso di tutte le cure odontoiatriche a prescindere dalla tipologia della prestazione) e in cui l’unico limite alla copertura è rappresentato in alcuni casi dall’utilizzo delle cd. reti convenzionate.

Se questo modello è quello sicuramente più diffuso, merita di essere rivalutato non solo in una logica di sostenibilità ma anche in una logica di appropriatezza, qualitativa e organizzativa della cura.

Già in questi ultimi anni, le Compagnie hanno avviato dei percorsi di razionalizzazione di queste coperture e si è assistito a uno spostamento di modello dal cd. “nomenclatore aperto” al nomenclatore tariffario odontoiatrico.

La tendenza, infatti, è stata quella di delimitare notevolmente l’area di impatto del rischio odontoiatrico non solo attraverso nomenclatori di tipo tariffario ma anche attraverso delimitazioni tradizionali del rischio: franchigie; massimali; rimborso solo di alcune tipologie di prestazioni e non in ultime importanti politiche di convenzionamento.

Ma la domanda da porsi è la seguente: queste pur necessarie delimitazioni del rischio odontoiatrico sono state realizzate nella sola logica del contenimento dei costi o hanno avuto come obiettivo anche quello di implementare piani odontoiatrici più adeguati e appropriati per la salute odontoiatrica degli iscritti?

A differenza di quanto accade per l’area sanitaria e sociosanitaria, in ambito odontoiatrico sono ancora pochi i Fondi che si sono impegnati nella scrittura di nomenclatori specifici per l’area odontoiatrica; eppure, anche in questa “macroarea assistenziale” è sempre più opportuno operare una classificazione delle prestazioni e privilegiare un approccio di effettiva “presa in carico” della salute odontoiatrica dei cittadini attraverso piani appropriati, premiali e attenti alla prevenzione.

Solo attraverso un approccio serio alla “presa in carico “si potrà effettivamente ottenere un risultato in grado di coniugare sostenibilità e appropriatezza dell’intervento. 

La sfida che i Fondi dovrebbero porsi, anche in una chiave di sviluppo sostenibile e integrato con il nostro sistema sanitario nazionale, non è tanto quella di un contenimento tecnico assicurativo ed emergenziale dei rischi crescenti e dei comportamenti consumistici in “odontoiatria” ma quello di un effettivo sostegno alle cure necessarie e alla prevenzione.

Il ruolo dei Fondi dovrebbe spostarsi da una logica di efficienza tecnica (e di gestione del rapporto tra input-output) a una logica di “cura” (e di gestione del rapporto tra input e “out-come di salute”). 

Se questa è la situazione generale della intermediazione della spesa odontoiatrica in ambito collettivo, la questione si fa notevolmente più complessa in ambito individuale, dove i cittadini sono costretti a spesare interamente le cure e troppo spesso vi rinunciano.

Se i lavoratori dipendenti e i professionisti possono contare in qualche modo su coperture collettive, spesso contrattualmente obbligatorie, i cittadini non dispongono di soluzioni di questo tipo e non trovano al momento soluzioni adeguate sul mercato, se non a prezzi decisamente proibitivi. 

Le polizze sanitarie offerte in via individuale sono infatti spesso inaccessibili per i cittadini e escludono le prestazioni odontoiatriche o le riducono a casi molto limitati e residuali (sconti; o coperture spese dentarie da infortunio). Anche le coperture non assicurative che si stanno sviluppando in termini di scontistica (CARD) e le prestazioni, potenzialmente innovative, in ambito di digital-health non rappresentano una valida risposta ai crescenti bisogni odontoiatrici dei cittadini meno privilegiati, fragili o semplicemente sprovvisti di coperture contrattuali. 

Se questa è la situazione abbastanza complessa del settore delle coperture odontoiatriche esiste un modello differente e esiste una possibile soluzione anche alla gestione del rischio odontoiatrico dei cittadini? E’ possibile immaginare un ampliamento delle tanto pesanti coperture odontoiatriche anche ai nuclei familiari e ai pensionati?

Un simile percorso è possibile solo a costo di operare un cambio di paradigma che consideri la copertura odontoiatrica non più come una forma di intermediazione “non controllata” della spesa out-pocket ma la inserisca in un percorso di “prevenzione e cura della salute dei cittadini”.

La strada è dunque la stessa tracciata in ambito sanitario e socio-sanitaria e già solcata dai primi regolamenti emanati dal Ministero della Salute in relazione al cd, Cruscotto delle prestazioni.

Anche in ambito odontoiatrico emerge la necessità di coprire prioritariamente i grandi rischi odontoiatrici e la prevenzione.

Privilegiare la prevenzione in odontoiatria non dovrebbe significare concentrarsi sul solo rimborso della detartrasi ma implementare piani adeguati a favorire l’accesso periodico negli studi odontoiatrici; la gestione precoce delle problematiche scheletriche, delle mal occlusioni e soprattutto dell’oncologia odontoiatrica. Impostare un piano appropriato significa anche tenere conto delle importanti aree di fragilità e vulnerabilità sociale, riservando un’adeguata attenzione alla assistenza odontoiatrica domiciliare e alla gestione delle patologie odontoiatriche legate a cronicità; disabilità e fragilità. 

Questa impostazione presuppone un lavoro di classificazione in grado di selezionare le prestazioni odontoiatriche, proprio come suggerito in ambito Cruscotto, e di disegnare piani che siano non solo appropriati ma anche educativi e premiali e possano crescere con i buoni comportamenti di prevenzione degli iscritti. 

Solo così si potrà passare da un sistema di sanità integrativa che cerca di contenere i rischi crescenti in ambito sanitario a un sistema in grado di sostenere una evoluzione del modello di cura. 

Queste suggestioni sono presenti in alcuni esperimenti in atto nel nostro sistema di sanità integrativa e sono già stati efficacemente sperimentati in altri paesi, per esempio in Inghilterra, dove il modello dei “Dental Plan” segue in parte questo modello. 

Uno degli altri temi riguarda il modello di gestione di adottare.

La previsione di modelli premiali e di piani che “accumulano risparmio” ad ogni comportamento virtuoso di prevenzione ci riporta alla possibilità di sperimentare anche nuovi modelli di gestione diretta o mista e non basati esclusivamente sul classico modello assicurativo delle coperture RSM (rimborso spese mediche). 

Proprio l’odontoiatria, se approcciata in un modo differente, insieme alla non autosufficienza e ai rischi più strategici per il sistema di secondo pilastro (come la fragilità e la cronicità) potrebbe essere l’area su cui sperimentare modelli innovativi, di gestione diretta; riassicurati; ad accumulazione e basati su logiche di premialità.

In questi modelli non viene meno l’utilità delle Compagnie e dei provider specializzati ma semmai vengono riqualificati i loro servizi al di là dei modelli più tradizionali, aprendo la strada, a soluzioni riassicurative o di contenimento dei picchi; ai servizi di consulenza strategica nella pianificazione odontoiatrica; alla gestione professionale delle erogazioni e della cura; a servizi innovativi come l’odontoiatria di urgenza, l’assistenza odontoiatrica domiciliare; all’adozione di nuovi modelli di gestione dei network odontoiatrici.

La strada per il cambiamento è sicuramente complessa ma un nuovo approccio al rischio odontoiatrico, quale principale area extra Lea, rappresenta una delle prime sfide da raccogliere e da gestire anche attraverso una attenta attività di comunicazione, di educazione verso lavoratori e cittadini ormai abituati a scegliere le coperture sanitarie sulla base dei migliori plafond di rimborsabilità delle cure.

Tutto questo accade inoltre in un contesto in cui crescono sempre di più i servizi di odontoiatria a fini estetici e dove controllare la fase di liquidazione con meccanismi antifrode significa spesso imporre gravosi oneri burocratici ai professionisti che rischiano di diventare “nemici della sanità integrativa”.

Dal punto di vista della comunicazione, risulta importante fare attività di advocacy e prevenzione primaria sulla salute orale ma ancora di più risulta decisivo sposare un progetto più generale “di educazione alla sanità integrativa”, basato su nuovo schema narrativo sul ruolo dei Fondi sanitari.

Un percorso che accompagni gli iscritti alla comprensione di scelte che potrebbero nell’immediato risultare “impopolari e sgradite” e difficilmente gestibili in chiave reputazionale dai Fondi sanitari. 

Il fondo migliore non è quello che rimborsa di più e più facilmente ma quello che affiancandosi al SSN ci assicura migliori risultati in chiave di cura personale e delle nostre famiglie!

  1.  I dati si possono ritrovare nel Secondo Reporting system dell’Anagrafe dei Fondi Sanitari dell’ottobre 2021 – su dati 2019 – e nelle anticipazioni dei nuovi dati del 2022 contenute nell’intervento del Direttore della Programmazione sanitaria in X Commissione Senato nel febbraio del 2024. ↩︎
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