Benessere psicologico e salute mentale: nuove sinergie tra welfare aziendale e fondi sanitari

Benessere psicologico e salute mentale: nuove sinergie tra welfare aziendale e fondi sanitari 

di Damiana Mastantuono

Il benessere psicologico e la tutela della salute mentale sono obiettivi difficilmente sostenibili con le sole risorse pubbliche e sono sicuramente ambiti di elezione rispettivamente per il welfare aziendale e per la sanità integrativa. 

I fondi sanitari da soli e con i tradizionali modelli a rimborso non possono coprire l’intera gamma di prestazioni necessarie, ma un nuovo patto tra aziende e fondi potrebbe fare la differenza

Un welfare aziendale dedicato al supporto quotidiano delle persone e una sanità integrativa che sostiene il SSN nella gestione dei rischi legati alla salute mentale potrebbero rappresentare una sinergia vincente.

Ruolo tra fondi sanitari e welfare aziendale

Il diagramma riportato sopra illustra il ruolo sinergico che i fondi sanitari e il welfare aziendale possono ricoprire in materia di benessere psicologico e salute mentale. 

Il diagramma mette in evidenza tre aree principali:

1. Area del welfare aziendale:

benessere psicologico personale, professionale e familiare

2. Area della sanità integrativa (fondi sanitari):

  • prevenzione e gestione dei rischi sanitari legati alla “salute” mentale
  • supporto psicologico nella gestione della fragilità, delle malattie croniche e degenerative

3. Area comune:

  • advocacy prevenzione primaria a sostegno del SSN
  • campagne congiunte per la salute mentale
  • valorizzazione delle iniziative integrate del welfare contrattuale (iniziative di collaborazione tra fondi pensione e sanitari)

Scopri di più e leggi l’approfondimento.

Premessa

Le prestazioni e terapie psicologiche stanno assumendo un ruolo sempre più centrale all’interno del sistema sanitario italiano, specialmente nel contesto dell’attuale emergenza legata alla salute mentale. 

L’aumento dei disturbi legati all’ansia, alla depressione e allo stress – esacerbato da eventi come la pandemia da COVID-19 e le incertezze economiche – ha messo in evidenza la necessità di una risposta integrata e accessibile per supportare il benessere psicologico della popolazione.

Accanto a tematiche di benessere, si riscontra purtroppo anche una crescita dei rischi sanitari legati alle malattie acute in ambito psichiatrico e quelli legati alla gestione degli aspetti psicologici legati alle cronicità e alle malattie neurodegenerative.

La salute mentale va preservata e la prevenzione, anche sui luoghi di lavoro, così come gli stili di vita possono essere decisivi per la gestione di questo rischio ma il ruolo dei Fondi sanitari va molto oltre ed è legato alla necessità di intervenire anche sulle prestazioni psicologiche rientranti nell’area sanitaria e sociosanitaria.

Esiste la necessità di integrare efficacemente i LEA e i LEPS, sia in area sanitaria “malattie mentali” che in area prevenzione, attraverso il supporto e la gestione delle cronicità e delle malattie gravi. 

È evidente che in questo contesto esiste un serio problema di sostenibilità che i Fondi che vogliono investire nella salute mentale devono affrontare. I dati dimostrano che lasciare l’accesso libero alla rimborsabilità delle prestazioni psicologiche crea situazioni difficilmente gestibili sia in termini economico attuariali che in termini sanitari. 

Proprio in ambito “salute mentale e psicologica” il tema dell’appropriatezza acquista un’importanza prioritaria e rappresenta un filtro per portare solidità e qualità alle prestazioni offerte. 

Un percorso appropriato e sostenibile per le prestazioni legate al benessere psicologico 

Un percorso che valorizzi l’appropriatezza rispetto alla tematica del benessere psicologico e della salute mentale prevede innanzitutto:

  • la necessità di operare una distinzione tra le diverse prestazioni di cui si compone questo delicato settore;
  • la necessità di una sinergia tra prestazioni e strumenti di autodiagnosi e “fai da te” utili per la fase di prevenzione e mero supporto quotidiano e in affiancamento a un processo di presa in carico per i casi più gravi; 
  • la necessità di mappare i processi e percorsi di cura e valutare gli outcome di salute di prestazioni spesso costosi e difficilmente sostenibili nel lungo periodo. 

La tassonomia delle Prestazioni psicologiche

Per impostare un percorso appropriato in materia di salute psicologica occorre in primis chiarire la differenza esistente in ambito psicologico tra le prestazioni sanitarie, le prestazioni socio sanitarie e le prestazioni psicologiche di natura sociale.

Differenza fondamentale soprattutto per i fondi sanitari che vogliono gestire efficacemente la tassonomia e le comunicazioni verso il Ministero della Salute e che vogliono operare distinzioni e valutazioni di merito tra le diverse prestazioni. 

Le Terapie Psicologiche nei Livelli Essenziali di Assistenza (LEA)

In Italia, il sistema dei Livelli Essenziali di Assistenza (LEA) definisce le prestazioni sanitarie e socio sanitarie che il Servizio Sanitario Nazionale (SSN) deve garantire a tutti i cittadini in modo uniforme e gratuito o con il pagamento di un ticket. 

Le terapie psicologiche rientrano in questo sistema, anche se con alcune differenze a seconda della loro natura e finalità.

È importante comprendere la distinzione tra le diverse tipologie di prestazioni psicologiche offerte.

Le vediamo di seguito.

1. Prestazioni psicologiche di natura sanitaria

Le prestazioni di natura sanitaria includono le terapie psicologiche erogate per trattare disturbi mentali gravi o patologie psichiatriche. Queste prestazioni sono considerate vere e proprie cure mediche e, in quanto tali, rientrano pienamente nei LEA.

Alcuni esempi di tali prestazioni includono:

  • terapie per la depressione maggiore, disturbi bipolari, schizofrenia e altri disturbi psicotici;
  • interventi psicoterapeutici integrati con trattamenti farmacologici per condizioni croniche.

Queste terapie sono fornite attraverso i servizi di psichiatria e psicologia clinica delle ASL e possono essere accessibili tramite il pagamento di un ticket o, in certi casi, gratuitamente. In particolare, l’aggiornamento dei LEA del 2017 ha incluso tra le prestazioni essenziali la psicoterapia per pazienti con disturbi mentali gravi.

2. Prestazioni psicologiche socio sanitarie

Le prestazioni socio sanitarie si collocano a metà strada tra l’assistenza sanitaria e quella sociale. Esse mirano a supportare le persone con disturbi lievi o moderati che richiedono un sostegno psicologico ma non sono necessariamente affetti da patologie psichiatriche. Tra queste, troviamo:

  • sostegno psicologico per ansia, stress e depressione lieve;
  • psicoterapia breve e counselling psicologico per persone con difficoltà di adattamento a cambiamenti significativi nella vita (perdita del lavoro, lutto, ecc.).

Rientrano in questa area anche le prestazioni di supporto alla gestione di malattie gravi e croniche, come quelle oncologiche.

Queste prestazioni vengono spesso erogate in collaborazione con enti locali, cooperative e servizi sociali, in un contesto che integra aspetti sanitari e sociali. Il loro scopo non è solo la cura del disturbo ma anche il miglioramento della qualità della vita e la promozione del benessere psicosociale.

3. Prestazioni psicologiche di natura sociale

Le prestazioni psicologiche di natura sociale sono invece più orientate al supporto psicologico per categorie vulnerabili e persone che affrontano sfide esistenziali e sociali che non necessariamente richiedono interventi sanitari.

Questi interventi includono:

  • counselling per difficoltà coniugali e familiari, supporto all’infanzia e all’adolescenza in condizioni di disagio sociale;
  • interventi di sostegno psicologico per persone in condizioni di vulnerabilità, come disoccupati di lungo termine, immigrati o individui affette da dipendenze.

Queste prestazioni non rientrano strettamente nei LEA, potrebbero dopo una definizione normativa dei LEPS essere ricomprese in quest’ambito, ma attualmente sono in massima parte garantite da servizi sociali o enti del terzo settore, in collaborazione con le autorità locali.

Pur non essendo prestazioni sanitarie, esse svolgono un ruolo cruciale nella prevenzione e nel miglioramento del benessere psicosociale della popolazione.

Efficacia e sostenibilità delle misure legate al benessere psicologico 

Affrontare il tema della sostenibilità economica delle terapie psicologiche nei piani sanitari dei fondi sanitari è fondamentale per garantire l’accessibilità di questi servizi nel lungo periodo senza compromettere l’equilibrio finanziario. 

Sono molti i metodi “assicurativi” e “tecnici” per limitare l’area di impatto del rischio legato alle prestazioni in oggetto: 

  • modello del co-pagamento e sistemi a franchigia;
  • pacchetti “predefiniti”;
  • sconti e agevolazioni al posto dei rimborsi;
  • telemedicina e terapie online.

Ognuna di queste soluzioni ha i suoi vantaggi e i suoi rischi e può essere adottata anche in modo combinato. Grande attenzione merita l’utilizzo di strumenti di telemedicina che non devono essere visti come sostituti delle terapie tradizionali, ma come strumenti per un’efficace presa in carico e monitoraggio delle terapie. 

Tuttavia l’approccio più efficace alla gestione del piano sanitario non parte dalla scelta degli strumenti, ma dall’adozione di un modello di pianificazione strategica che tenga nella dovuta considerazione i bisogni degli iscritti e la tutela necessaria nel contesto di riferimento, sociale, sanitario e lavorativo. 

Pianificare strategicamente significa innanzitutto dedicare all’area psicologica una dotazione legata ai bisogni e alle prestazioni attese, destinando una parte dei contributi ordinari o straordinari a questa finalità. Questo permette di avere un budget controllato e dedicato alla salute mentale. 

Fondamentale è inoltre il coinvolgimento delle aziende nel cofinanziamento delle terapie psicologiche attraverso accordi di welfare aziendale, puntando sulla prevenzione e permettendo ai fondi sanitari di non sostenere interamente il costo di questi trattamenti.

Può esserci un ruolo sinergico molto potente tra i fondi sanitari che si concentrano sulla salute psicologica e il welfare aziendale attento alla prevenzione e al benessere psicologico dei dipendenti e delle loro famiglie. Questa sinergia può ottimizzare le risorse, migliorare l’accesso ai servizi di salute mentale e promuovere un benessere olistico. 

Ecco come i due ambiti possono collaborare efficacemente:

1. Condivisione di obiettivi comuni

  • focus sul benessere psicologico: sia i fondi sanitari che le politiche di welfare aziendale hanno l’obiettivo di migliorare il benessere complessivo del dipendente. Collaborando, possono creare una strategia unificata che combini la prevenzione, il supporto e l’accesso ai servizi psicologici;
  • prevenzione e intervento precoce: il welfare aziendale può intervenire in fase preventiva, promuovendo la gestione dello stress e offrendo strumenti di autogestione, mentre i fondi sanitari possono entrare in gioco fornendo coperture per la diagnosi e il trattamento delle problematiche psicologiche più complesse.

2. Programmi integrati di supporto psicologico

  • accesso facilitato a terapie psicologiche: attraverso la collaborazione con il welfare aziendale, i fondi sanitari possono estendere la copertura per le terapie psicologiche, includendo sessioni gratuite o agevolate per i dipendenti e le loro famiglie. Le aziende possono cofinanziare questi servizi, rendendoli più accessibili;
  • servizi online e in presenza: i fondi sanitari potrebbero offrire terapie in presenza o su piattaforme digitali, mentre il welfare aziendale potrebbe includere servizi di counseling aziendale (Employee Assistance Programs, EAP) come primo punto di contatto, fornendo consulenze immediate e consigli su dove rivolgersi per terapie più specialistiche.

3. Iniziative di prevenzione congiunte orientate alla sicurezza e al benessere sul lavoro 

  • campagne di sensibilizzazione sul benessere mentale: fondi sanitari e aziende possono collaborare per lanciare campagne di sensibilizzazione su temi come gli stili di vita, la gestione dello stress, la prevenzione del burnout e l’importanza della salute mentale. Queste campagne potrebbero essere sostenute dai fondi sanitari con contenuti specialistici e dagli strumenti di welfare aziendale per la diffusione e l’implementazione nelle aziende;
  • Advocacy (eventi e iniziative congiunte): organizzare seminari o workshop educativi su temi legati alla salute mentale per i dipendenti e le loro famiglie, coinvolgendo esperti messi a disposizione dai fondi sanitari e utilizzando le risorse del welfare aziendale per implementare queste iniziative.

4. Supporto alla famiglia del dipendente

  • estensione del supporto psicologico ai familiari: il welfare aziendale può includere anche il benessere psicologico delle famiglie dei dipendenti, mentre i fondi sanitari potrebbero fornire una copertura specifica per le terapie rivolte ai coniugi o ai figli dei lavoratori, contribuendo a creare un ambiente domestico più sano e stabile;
  • orientamento scolastico e supporto per i figli: in collaborazione, i fondi sanitari potrebbero coprire le consulenze psicologiche per problematiche legate all’orientamento scolastico e allo studio dei figli, con il welfare aziendale che facilita l’accesso a tali servizi.

5. Monitoraggio e valutazione del benessere psicologico (dalle survey alla valutazione degli outcome delle coperture)

  • misurazione del benessere: i fondi sanitari e le aziende possono collaborare per sviluppare strumenti di misurazione del benessere psicologico dei dipendenti. Attraverso sondaggi periodici o piattaforme digitali, possono raccogliere dati sullo stato mentale dei dipendenti e agire tempestivamente per prevenire il deterioramento del loro benessere;
  • analisi costi-benefici: monitorare l’effetto degli interventi sul benessere psicologico sia per i dipendenti che per l’azienda, analizzando il risparmio sui costi derivanti dalla riduzione di rischi di infortuni e malattie professionali, assenze per malattia, aumento della produttività e miglioramento dell’engagement.

Conclusione

La sinergia tra fondi sanitari e welfare aziendale, attenta alla prevenzione e al benessere psicologico dei dipendenti e delle loro famiglie, può creare un sistema integrato, più efficiente e sostenibile per garantire il benessere mentale in una logica di sostenibilità economica e sociale.

Questa collaborazione strategica può concentrarsi anche su uno degli obiettivi più sfidanti del mondo del lavoro, quale l’integrazione delle politiche di prevenzione primaria degli enti sanitari con la gestione della sicurezza sul lavoro. 

Aziende e fondi hanno la possibilità di collaborare già in fase di individuazione del bisogno, condividendo informazioni sui rischi specifici e mettendo al centro sia il lavoratore, che la persona e il professionista, collaborando sulle attività educative, di orientamento e di supporto in una logica di integrazione di canali, strumenti e risorse economiche ed organizzative.

L’auspicio è dunque quello di poter creare un ecosistema del benessere psicologico in grado di supportare la persona in tutto il suo ciclo di vita

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